“Anche decenni dopo le vicende delineate dalla penna manzoniana, la Brianza conservava qualche eco dell’epopea dei “bravi” e della gente di malaffare, di cui era meglio non incrociare la strada e i loschi “movimenti”. Avvenimenti tragici che, a tratti, riemergono dalle pieghe dei libri parrocchiali sei-settecenteschi della collina comasca orientale. Marco Brivio ieri a Montevecchia Alta ha scovato nel registro delle sepolture questa pagina di cronaca nera, annotata a inchiostro seppia da uno dei suoi protagonisti, l’anziano parroco del tempo don Giacomo Domenico Biffi, in carica dal 1676; una pagina che parla da sola, e che vi proponiamo molto volentieri.
“Il Sig r Giovanni Battista Soroldone d’anni cinquanta nove habitante alla Casa Nova, e’ morto senza Sacramenti colpito da una archibugiata nella testa da alcuni ladri, quali doppo esser statti per rubare alla Casa di S. Giovanni, non havendo potuto sortire l’intento che desideravano, essendo il Curato ben chiuso in cucina, preservato, per miracolo evidente dell’Altissimo, e nella persona, e nella robba, nel darsi alla fuga sentendo sonar la campana, trovarono evidentemente il sud.o Sig.r Soroldone su la Porta della Casa del Montani, e li diedero la sud.a archibugiata, ed e’ stato sepolto in S. Giovanni il di 16 sudetto”. Cose che accadevano a Montevecchia Alta il 14 febbraio del 1727, un “San Valentino” di scarsissima grazia per il povero Giovan Battista Soroldoni, esponente di una delle famiglie piĆ¹ in vista dell’antico borgo sul colle”
(Testo dell’amico Vincenzo Sala )